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Wall Street vola con Trump e l’europa annaspa.

Trump ha vinto le elezioni presidenziali americane, anzi le ha stravinte ! Tutti quei sondaggi ufficiali che vedevano un testa a testa all’ultimo voto sono stati spazzati via in poche ore ed è subito stato chiaro che erano gli “altri” sondaggi ad essere quelli giusti. Trump ha vinto in tutti e sette gli “swing state” ed ha vinto anche come numero totale di voti oltre che di grandi elettori ed andrà ad avere la maggioranza in Senato ed è attualmente in vantaggio anche alla Camera benché non abbia ancora la maggioranza assoluta in attesa degli ultimi conteggi. Questo significa avere almeno due anni di assoluta libertà di manovra nell’ impostare le politiche che vorrà. Se manterrà tutte le promesse fatte in campagna elettorale saranno molti i cambiamenti in politica interna ed estera a cui assisteremo, poi si vedrà quali in realtà di quelle promesse verranno mantenute e quali invece disattese o solo messe in stand-by. Probabilmente verranno alzati i dazi verso la Cina ma anche verso l’europa anche se il presidente eletto si è detto di accogliere a braccia aperte tutti i produttori esteri che decideranno di impiantare le fabbriche sul suolo americano ed usando la manodopera locale. Tutto quel che farà sarà rivolto a generare posti di lavoro sul suolo americano anche se ciò andrà a scapito dei costi e dei prezzi concorrenziali dei prodotti che vengono dall’estero. Questa politica assieme alla promessa riduzione delle imposte dovrebbe portare ad una crescita economica piu robusta, un ampliamento del deficit fiscale ed anche ad un ritorno della inflazione. A tale riguardo in settimana la FED ha tagliato i tassi  di 25 bp, come da attese , e probabilmente lo farà anche nella prossima riunione di dicembre. Cosa farà nel 2025 invece ora diventa meno chiaro e anche Powell si è reso conto che servirà molta, moltissima attenzione per evitare un ritorno alla crescita della inflazione e per chiarire subito le cose ha dichiarato che non si dimetterà se Trump dovesse chiederglielo, proprio perché un cambio di rotta della FED in questo momento potrebbe essere deleterio per l’economia a stelle e strisce. I listini europei hanno chiuso negativi la settimana in netto contrasto con l’euforia d’oltreoceano e questo perché se il mercato USA si chiudesse o in ogni caso dovesse ridurre le importazioni dal vecchio continente, per le aziende europee le cose in futuro saranno sempre meno rosee. Il primo a mettere in guardia questo aspetto è stato l’IFO tedesco che ha detto espressamente che la politica protezionistica di Trump porrà grossi problemi alla Germania ed alla UE in generale. L’istituto tedesco ha valutato una contrazione delle esportazioni tedesche verso gli USA di circa un 15% e di un altro 10% verso le esportazioni in Cina in quanto quest’ultima si troverebbe di fronte ad una sorta di blocco totale di esportazione in USA e quindi sarà costretta a ridurre anche le importazioni. Il direttore dell’IFO center for international economics auspica un rafforzamento ed una maggiore integrazione del mercato dei servizi della UE e misure di ritorsione credibili contro gli USA ed anche rafforzare la cooperazione con i singoli stati americani.

Peggior listino di settimana il nostro FTSE-MIB ( – 2.47% e saldo 2024 a + 11.42%) che perde il supporto della ribassista e chiude poco sopra i minimi di settimana.

Nota positiva il fatto che i volumi sono stati si oltre la media ma non quelli di un selloff, pertanto è ancora possibile un pronto recupero dei 34mila punti tornando sopra l’attuale resistenza dinamica. Diversa la musica se invece nella prossima settimana proseguirà la fase di ribasso e l’eventuale perdita dei 33mila punti potrebbe innescare un effetto slavina verso i 32500 ed ancora più giù. Non è bastata la splendida settimana di Leonardo che ritrova i massimi da oltre 20 anni che di certo beneficia della joint venture con la tedesca Rheinmetall e delle parole di Trump che vuole alzare al 4% del PIL le spese militari dei paesi Nato. Immediata la replica del nostro ministro della difesa che ha specificato che passeremo dall’ 1.54% del 2024 al 1.57% nel 2025 all’1.58% nel 2026 e all’1.61% nel 2027 e che il 2% chiesto dalla UE è per noi al momento irraggiungibile, figurarsi il 4% !

Analisi FTSE-Mib Settimanale alla chiusura del 8/10/2024
Analisi FTSE-Mib Settimanale alla chiusura del 8/10/2024

Settimana alla fine neutra per il DAX ( – 0.20% e saldo 2024 a + 14.71%) che tiene ancora i 19mila punti confermandone la bontà come supporto ma che dopo il test della resistenza dinamica ha mostrato ancora una volta di non avere la forza di portarsi oltre.

In ogni caso l’indice tedesco rimane a pochissimi punti dal suo massimo storico mentre in settimana il dato della produzione industriale è uscito in calo del 2.5% confermando il trend al ribasso. Come se ciò non bastasse il cancelliere Scholz ha dovuto licenziare il ministro delle finanze reo di aver chiesto elezioni anticipate. Questo esonero mette di fatto fine al governo “semaforo” e pertanto saranno comunque elezioni anticipate in Germania, non subito ma probabilmente in primavera. Scholz incontra l’opposizione CDU per cercare un accordo al fine di arrivare al voto per fine marzo ma i recenti sondaggi che vedono un netto recupero del partito della ex cancelliera Merkel portano l’attuale leader della CDU Merz a puntare i piedi per elezioni immediate. Settimana prossima sarà pertanto importante verificare se quota 19mila terrà o se invece sul DAX arriveranno le vendite ed un ritorno verso area 18mila punti.

Analisi DAX Settimanale alla chiusura del 8/10/2024
Analisi DAX Settimanale alla chiusura del 8/10/2024

Andando a guarda la heat map settimanale del S&P500 ci sono pochi dubbi  su quali siano i settori che beneficeranno della presidenza Trump e di quali invece andranno incontro a difficoltà, poi ovviamente non saranno tutte rose e fiori e questa è solamente la fotografia della primissima reazione al risultato elettorale.

Ma restano i fatti di avere vissuto la migliore settimana dell’anno a Wall Street e tutti e tre i maggiori indici hanno fatto segnare un nuovo massimo storico e lo hanno fatto con volumi oltre la media a confermare la piena partecipazione. Candela ad ampio range per il Dow Jones ( + 4.60% e saldo 2024 a + 16.71%) che dopo una apertura in linea con la chiusura precedente è andato a perderne il minimo per poi invertire la rotta e salire fino al test chirurgico della resistenza dinamica per poi chiudere a 43988 punti dopo il nuovo massimo storico a 44157 punti. Ad aiutare ulteriormente l’exploit del DJ ricordiamo che da venerdì 8 sono entrati nel paniere NVIDIA e Sherwin Williams al posto di Intel e Dow. Per la prossima settimana pare più probabile una fase di stabilizzazione e discese fino ai 43300 punti ma anche ai 43mila non modificheranno l’attuale scenario. Se invece dovesse allungare ancora e portarsi oltre la dinamica che transiterà a 44153 ecco che allora potremmo anche assistere ad un avvicinamento dei 45mila punti. Miglior listino di settimana il Nasdaq ( + 5.41% e saldo 2024 a + 25.50%) che anche lui ha aperto in linea con la chiusura precedente per poi scendere a ritestare il supporto dinamico ma poi ha brekkato la congestione della quale avevamo parlato la scorsa settimana ed ha allungato fino al nuovo massimo storico di 21155 punti prima di chiudere a 21117 punti. Anche qui volumi sopra alla media ed in linea a quelli della scorsa settimana confermando la partecipazione del mercato. Come detto per il DJ anche per il Nasdaq eventuali ritracciamenti verso i 20500 punti non modificherebbero l’impostazione mentre un nuovo retest della rialzista a 19887 potrebbe far accendere qualche dubbio. Una eventuale conferma di Musk all’interno della squadra di governo del nuovo presidente potrebbe invece dare un ulteriore spinta rialzista al listino tecnologico e fargli vedere da vicino area 22mila punti. La scorsa ottava dicevamo che il listino peggio impostato era S&P500 ( + 4.65% e saldo 2024 a + 25.70%) e proprio questo listino è stato quello che ha visto il maggiore incremento di volumi a sottolineare come resti sempre il “faro” di Wall Street. apertura in linea e retest del minimo della candela precedente e poi via oltre quota 6mila punti per un nuovo massimo storico a 6012 punti ed una chiusura a 5995 punti. Poco da dire dopo quanto detto per gli altri listini, segnaliamo solo un primissimo supporto a 5878 ( ex massimo storico) mentre un ritorno immediato oltre i 6mila punti potrebbe davvero dare la conferma per un target sui 6600 per fine anno.

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