Un venerdì da horror

Settimana che fino a giovedì si muoveva su due binari separati tra le due sponde dell’oceano atlantico, con i listini europei in difficoltà già da inizio ottava mentre a Wall Street le cose andavano decisamente meglio. Molto probabilmente ciò era dovuto dalla sorpresa uscita dai colloqui commerciali tra USA e Cina, dove i primi hanno costruito una posizione di apparente vantaggio ma i secondi hanno guardato alla Luna e non si sono fermati al dito, come recita un loro proverbio !

In sostanza gli USA hanno ottenuto di alzare i dazi al 55% sui prodotti cinesi contro il 10% sui prodotti made in USA da commercializzare nel paese del dragone, inoltre hanno ottenuto di ricevere le tanto agognate terre rare ed i magneti, fondamentali per l’industria. Per ottenere questo risultato hanno fatto pressioni su molti livelli, dalle università ai controlli tecnologici, pressione che non serviva a rompere ma solamente a poter trattare in una posizione dominante, cosa che abbiamo imparato piace molto al presidente americano. Pertanto il risultato per gli USA è notevole in quanto rafforza la protezione dei settori strategici, genera entrate utili a finanziare il discusso big beautiful bill e marca il perimetro della nuova politica. In cambio Pechino ottiene pieno accesso alle università americane per i propri studenti e aperture sui semiconduttori ( anche se come detto nel video sui mercati asiatici del 12 giugno il fondatore di huawei non si diceva preoccupato per le limitazioni). A ben guardare le differenze tra le due parti sono notevoli, per la Cina non paiono esserci ricavi immediati quanto piuttosto investimenti per il futuro. Ma per una Cina che punta alla leadership tecnologica quanto ottenuto è un investimento sul futuro e potrebbe valere più di uno sconto tariffario, potrebbero davvero aver guardato alla Luna e lasciato il dito agli americani !

Poi nella notte tra giovedì e venerdì è accaduto quello che tutti noi ben sappiamo e che con dovizia di particolari dei media abbiamo capito che potrebbe essere qualcosa che ci potrebbe accompagnare per almeno altre due settimane e questo certamente non sarà positivo per i Mercati, anche perché tutte le altre problematiche sono ancora aperte. Naturalmente la diplomazia è al lavoro per evitare ulteriori escalation ma a quanto pare le parti non smetteranno fino al raggiungimento dei propri obiettivi pre fissati, in barba a qualsiasi sforzo diplomatico.

Settimana decisamente negativa per Milano ( – 2.86% e saldo 2025 a + 15.36%) che brucia i guadagni delle ultime due settimane e torna sotto quota 40mila punti.

Unica magra consolazione il fatto che area 39200 abbia tenuto e che i volumi in definitiva si siano confermati decisamente sotto la media come accaduto anche la scorsa settimana. Notizia positiva la produzione industriale è tornata a salire dopo ben 26 mesi di calo rimane da capire se le cose in MO dureranno ancora o se invece si riuscirà in qualche modo a fermare le ostilità. Purtroppo ci sono un paio di fattori che ci portano a ritenere che non sarà una faccenda di breve durata : la prima è che è stata iniziata non durante il fine settimana, ultimamente le operazioni mordi e fuggi sono state quasi tutte effettuate nei fine settimana per non intaccare oltre modo i mercati, secondo fattore Trump ha chiaramente fatto notare che aveva concesso un periodo di 60 giorni alla scadenza dei quali, in assenza di accordo, si è partiti con le maniere forti.

Peggior listino di settimana il DAX ( – 3.24% e saldo 2025 a + 18.12%) che interrompe la lunga serie di nuovi massimi storici.

Anche per l’indice tedesco è un ritorno sui livelli di tre settimane fa e anche questa volta la rialzista ha svolto egregiamente il suo mestiere di supporto dinamico. Il livello per la prossima ottava sarà a 23315 punti, perduti i quali si potrebbe ipotizzare un tuffo verso area 22200 punti, a meno di novità positive. volumi in leggero incremento rispetto alla scorsa ottava ma sempre sotto alla media. In settimana era arrivato il primo commento ufficiale da parte del cancelliere Merz sulla questione Commerzbank Unicredit, commento decisamente negativo in quanto ha bollato la scalata dell’istituto italiano come azione non coordinata, ostile e non accettabile.

Naturalmente non cambia la questione per l’indice delle blue chips europee ( – 2.57% e saldo 2025 a + 8.06%)

In realtà scende un filo oltre la chiusura di tre settimane fa e lo fa con volumi in leggero aumento. Del resto è uscita in settimana una ricerca condotta sui titoli europei dove si conferma la la qualità di mid e small cap a dispetto delle big. Finchè tengono i 5200 punti non cambia nulla, sotto però si rischia un retest dell’incrocio rialzista supporto statico sui 5085 punti.

Negli USA tra i vari dati usciti in settimana spiccano la disoccupazione sopra le attese e l’inflazione core sotto le attese.

L’indice supercore però è salito su base annuale dal 2.74% al 2.86% ed è il primo aumento dallo scorso ottobre. Secondo Bloomberg l’insieme dei dati indica che finora i rischi di inflazione derivanti dai dazi siano contenuti e che sono prezzati due tagli della FED uno a settembre e l’altro a dicembre. Chi non è d’accordo è ovviamente il presidente Trump che a seguito del dato CPI ha dichiarato che la Fed dovrebbe tagliare un intero punto di interessi e che tale manovra ridurrebbe di molto gli interessi sui debiti in scadenza. Ma il tycoon si è spinto oltre arrivando a dire che a breve annuncerà il nome di chi dovrà succedere a Powell nella carica di governatore della banca centrale americana ed il nome pare sia quello di Scott Bessent, attuale ministro del tesoro USA. Wall Street solo venerdì ha ceduto terreno e le chiusure settimanali poco sotto la parità denotano la differenza rispetto ai listini europei. Il peggiore è stato il Dow jones ( – 1.32% e saldo 2025 a – 0.81%) che torna in rosso per l’anno in corso ma si è mantenuto sopra il supporto dei 42mila punti. Se lo dovesse perdere sarebbe probabile un test della rialzista a 41077 punti, se invece li tiene allora con il ritorno sopra i 42800 potrebbe trovare lo spunto per un ritorno oltre i 43mila. Dopo una apertura in linea il Nasdaq ( – 0.60% e saldo 2025 a + 2.95%) era salito oltre il massimo della candela precedente toccando i 22041 punti, ma poi le note notizie lo hanno ricacciato sotto e dopo un minimo a 21591 ha chiuso a 21631 punti. Il supporto dinamico transiterà a 21250 mentre col ritorno sopra quota 22mila rimetterebbe nel mirino il massimo storico a 22220 punti. miglior listino di settimana S&P500 ( – 0.39% e saldo 2025 a + 1.62%) che si era allungato fino ai 6059 punti prima di invertire la rotta e scendere a 5963 per poi chiudere a 5976 punti. Volumi in leggero aumento ma sempre sotto alla media. Primo supporto in area 5800 e a seguire chiusura gap a 5720 e quindi rialzista a 5674. Il pronto ritorno sopra quota 6mila rimetterebbe nel mirino quei 6147 punti che sono l’attuale massimo storico.

Leave a comment

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.